ADOTTA SAN GIORGIO

La tela è di notevoli dimensioni e di buona qualità, dipinta da Felice Campi nel 1795 rappresenta la classica scena nella quale san Giorgio in sella al suo cavallo caracollante è nell’atto di trafiggere il drago, in secondo piano la giovane vergine ormai salva. L’opera, concepita per l’abside della chiesa di Castellucchio (MN) vi era rimasta esposta fino ai nostri giorni e recava tutti i segni del tempo; carica di polveri impastate con i fumi delle candele, i respiri di generazioni di fedeli e l’umidità della pianura padana, aveva anche alcuni fori, piccoli strappi e la tela non era più ben tesa sul suo telaio. E’ così che in una tregua concessa dalla pandemia riuscimmo ad organizzare il restauro, d’accordo col parroco don Marco Bighi il cantiere fu allestito in chiesa; erano i primi giorni in cui si tornava timidamente a partecipare in presenza alle funzioni religiose e si ritenne importante per la comunità, poter vedere da viciono, quasi partecipare, ai lavori. Il parroco organizzò una raccolta fondi che al motto “adotta San Giorgio” ebbe una grande adesione e permise di coprire interamente i costi del restauro. Le opere furono precedute da analisi e indagini multispetrali condotte dal prof. Vincenzo Gheroldi e dalle restauratrici Garilli e Cavalli, che ne eseguirono anche il restauro con la supervisione dello studio pdA associato.

Auguri!

JULIO PIPPI DE’ JANNUZZI, IN ARTE GIULIO ROMANO

Può capitare che un edificio, risparmiato dai restauri per un centinaio di anni, perda un pesante intonaco ottocentesco lasciandoci scoprire quanto in genere si può vedere solo mediante analisi distruttive.

Nella foto, un pilastro delle Logge di Giulio Romano a Mantova.

Sotto la pesante superficie ottocentesca a bugne molto squadrate che riproporziona completamente la geometria del pilastro, compare un sottilissimo intonaco rasosasso (3-4 mm) di colore ocra.

Questo è coevo e in perfetta continuità con la muratura cinquecentesca, secondo ogni analisi.

L’opera rustica giuliesca è una scrupolosa apparecchiatura muraria con una creativa lavorazione del laterizio finita da un sottilissimo strato di intonaco.

(gsb)

QUALITA’ DELLA LUCE (2)


Nascita di un nuovo spazio pubblico.
Mantova, sottoponte delle Pescherie di Giulio Romano.
Vista da Levante verso le Beccherie.

gsb

BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO

studiopdA augura a tutti un Felice Natale e uno splendido 2023

Sandro, Alessandro, Sebastiano

“…ruberebbe il mestiere alla natura”

(tanto la imita alla perfezione…)

Cinque anni fa la prima presentazione ufficiale del progetto di sperimentazione Heritage-Bim sulle Pescherie di Giulio Romano a Mantova.

Prima di qualsiasi intervento l’edificio viene rilevato nel suo stato di degrado, e si pianificano strategie e filosofia di intervento, condividendo pubblicamente temi e progetto.

Madonna della Vittoria 23 settembre 2017. In prima fila, secondo da destra, l’Architetto Gilberto Nardi.
Baroncelli, Corbellani, Casella, Pinto, Bertoni.
Ovvero: Comune di Mantova, Fondazione Le Pescherie di Giulio Romano, D_VA BimFactory, PiScan, studiopdA
(Giulio… passa la palla!)
Bertoni, Corbellani, Urbani, Casella, Scarduelli.

(gsb)

ARCHEOLOGIA DELL’ARCHITETTURA

alla quota del Rio, in rosso il sedime di un assetto precedente
alla quota superiore di via Pescheria

(gsb)

(le) QUALITÀ DELLA LUCE

Una bella sera di maggio, nel sottoponte delle Pescherie di Giulio Romano a Mantova ci siamo ritrovati io e Sandro Scarduelli di studiopdA insieme agli amici della Fondazione le Pescherie di Giulio Romano, a Roberto Anghinoni di Coprat a Lorenzo Sacchi di Tecom Energie/Illumind e Daniele Gabbioli di Servizio Elettrico Gabbioli.


Architetti e committenti, progettista impianto elettrico, fornitore-realizzatore, elettricista-posatore.

Fare un prova al vero per verificare posizione, calore, intensità, numero, raggio di apertura all’emissione dei corpi illuminanti, non vuol dire solo definire parametri tecnici o estetici o verificare l’efficacia della direzione intrapresa.

La luce definisce l’idea di spazio che vogliamo condividere.  

Un lato dello spazio del sottoponte risulterà definito attraverso una serie regolare di riflettori a luce calda, collocati a quota pavimento, in continuità con i segnapasso già posizionati sulla Spiaggetta delle Bugandere. Nel buio della sera queste luci richiamano la prospettiva regolare delle basi delle colonne delle beccherie.
Sul lato opposto e fuori dal calpestio, troverà collocazione un elemento lineare a correre, con luce più attenuata ma continua.


Lo spazio non è eccessivamente ampio: non ci deve essere nessun abbagliamento, non devono essere feriti gli occhi.
Lo spazio non deve scoprirsi stretto: pertanto la luce che “bagna” le pareti verticali lascia oscuro il volto, evitando così di schiacciarlo verso il basso, senza togliere all’immaginazione la sensazione di una maggiore altezza delle volte.

gsb

SENZA OSTACOLI

L’AIPAA ci fa l’onore di considerare le Pescherie come caso studio di restauro di una architettura storica con una attenzione diversa ai temi di accessibilità – e perchè no- di inclusività.

In tre date, 11-14-15 giugno, si fa convegno su questi concretissimi temi, attraverso il progetto e il complesso processo attraverso il quale si sta realizzando una architettura per il pubblico che ha tutte le qualità per proiettarsi in un tempo lungo.

(gsb)

CONDIVIDERE – TANCREDI LIVERANI

A volte la rete fa miracoli.
Ad esempio la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma condivide liberamente con gli utenti informazioni e immagini un tempo disponibili solo con approfondite ricerche da svolgersi di persona tra archivi e depositi.

In questo modo oggi diviene pubblica una documentazione sulla città di Mantova che – quantomeno in questa città- nessuno sembrava conoscere.

Liverani Tancredi di Faenza, scenografo e abile vedutista, ce lo immaginiamo girare per l’Italia magari con un banco ottico, e produrre attorno al 1850 un gran numero di immagini di città, proprio quando queste stanno per trasformarsi in maniera radicale e in momento nel quale la fotografia è solo agli albori.

Tancredi si ferma a Mantova nel 1854 e produce una cinquantina di disegni acquerellati. Il disegno è rigoroso e veloce, così come deve essere. Alcuni ci colpiscono perchè parlano di una città che non esiste più; altri perchè ci permettono di comprendere alcune trasformazioni su monumenti che conosciamo bene.

Veduta del ponte delle Pescherie da via Massari

Le immagini sono raccolte in un album dal titolo “Vedute di Mantova… ; Vedute di Padova”. Ora tocca a noi condividere.

Un ringraziamento particolare all’Arch. Elena Fiordaligi e alla Dott.ssa Debora Trevisan che ci hanno messo a parte delle loro ricerche.

gsb